Emanuele Bosi. Intervista in attesa del VII Riconoscimento Giovanni Paolo II

Il giovane attore di successo Emanuele Bosi sarà insignito del Riconoscimento il prossimo maggio. In attesa di ascolatre la sua testimonianza in occasione dell’incontro con i ragazzi che sono impegnati nella realizzazione di vari elaborati sul tema della donna, nel concorso legato al riconoscimento, e soprattutto durante la serata delle premiazione, Emanuele si racconta. Racconta del suo incontro con Papa Giovanni Paolo II e del teatro come forma per veicolare importanti messaggi, proprio come sosteneva Wojtyla. Non vede l’ora, dice, di essere a Bisceglie e in occasione della Pasqua invia a tutta la comunità biscegliese un messaggio video di auguri. 

 

 

Come hai accolto la notizia del Riconoscimento?

Molto bene! E’ stata una piacevole sorpresa, perché vedermi accostato anche lontanamente ad un nome come Papa Giovanni Paolo II è un onore per me , quindi ho aderito subito con molto entusiasmo, a questo riconoscimento.

Quale ricordo particolare conservi di San Giovanni Paolo II?

Un ricordo di quando ero piccolo: andai con i miei genitori a piazza San Pietro, in occasione di una cerimonia con la piazza piena di gente. Mio padre mi teneva sulle spalle, il Papa passò davanti alle transenne dove stavamo noi con la sua papamobile ed io lo guardai negli occhi; lui mi guardò e mi sorrise. Un altro ricordo mentre stava per morire: ricordo che andai con un mio amico a piazza San Pietro a fare la veglia, c’erano tanti giovani, tante persone e io stavo li. E’ un ricordo triste ovviamente, ma è molto significativo perché poi riconduce alla stima che questo Papa infondeva in tante persone;  la stima  che avevo per lui in qualche modo l’ho vissuta così.

Saprai certamente che San Giovanni Paolo II, quando muoveva i primi passi in Polonia, fece del teatro uno dei mezzi di evangelizzazione, poi da papa nel corso del pontificato ha sempre valorizzato la forma teatrale come mezzo di comunicazione,  facendosi promotore di valori importanti per  la vita di ciascuno. Da attore ritieni che questo strumento sia ancora valido al giorno d’oggi per comunicare con le giovani generazioni e farsi veicolo di valori importanti?

Assolutamente! Il teatro è una forma di comunicazione molto efficace, quindi lui è stato un Papa molto all’avanguardia. Sapeva  usare la comunicazione non in modo cinico, come avviene tante volte, ma in modo intelligente. Spesso ci scherzava sopra. Ci sono video con il Papa che anche in grandi congressi amava scherzare e anche prendersi un po’ in giro e smorzare la tensione dell’evento. Lui era molto bravo e sapeva come arrivare al cuore e al sentimento delle persone grazie a questo mezzo. 

Per te cosa rappresenta il teatro nella tua professione che si declina al cinema, al teatro o in televisione?

Il teatro è una scoperta. Scopri tante personalità, scopri tante realtà, scopri le persone, le metti a nudo, le studi per rappresentarle, quindi il teatro è la scoperta di se stessi e delle altre persone.
Io ho cominciato con il teatro.  E’ stata la mia prima esperienza sul campo: diciamo la prima esperienza di tutti dal piccolo teatro di quartiere pian piano al teatro più importante. E’ un posto dove un attore inizia a muovere i primi passi e comincia a scoprire e realizzarsi.  Non ho una preferenza tra teatro, cinema o tv, in quanto essere attore mi permette di fare il mio lavoro in qualunque ambito, la preferenza forse è più data dai temi.

Hai interpretato come dicevi  prima diversi personaggi, scoprendo diverse personalità. Quale è il personaggio che porti maggiormente nel cuore?

Ho fatto un personaggio per una serie televisiva Rai “Sposami”: un ragazzo che aveva un handicap, si chiamava Dino. Ho dovuto recitare tutto il tempo seduto su una sedia a rotelle e questa esperienza mi ha segnato. Ho girato sei mesi tutto il giorno su una sedia a rotelle ed ho scoperto tante cose recitando: basta stare un giorno intero su una sedia a rotelle, inizi a riflettere e capisci di cosa stiamo parlando… è profondamente toccante come situazione.  Devi considerare anche che più sei sensibile, più riesci nel tuo lavoro, più comunichi  e quindi riesci a trasmettere  le emozioni che tu stesso provi alla persone che ti seguono e ti guardano. Io mi reputo  una persona molto sensibile ed ho sofferto recitando sulla sedia rotelle al pensiero di una persona che vi sta per davvero;  questo è stato il personaggio che mi ha toccato  di più. Poi è chiaro che ci sono stati anche personaggi con i quali mi sono divertito, perché avevano una storia felice.  Mi ricordo inoltre di un altro film tv per la Rai “Ovunque tu sia” , dove ho impersonato un personaggio che veniva rinchiuso nelle carceri tailandesi ed ho dovuto girare in carceri dismesse a Singapore. Ho girato per parecchi giorni e ogni giorno mi sdraiavo in questa cella con cemento, graffiti sulle pareti dei carcerati veri di questo carcere abbandonato; ho dovuto girare scene dove mi prendevano a calci. Anche questo  è stato un personaggio che mi ha entusiasmato molto interpretare.

Veniamo ai tuoi progetti futuri, raccontaci a cosa stai lavorando?

In questo momento sto preparando un film per il cinema, ma ancora non posso dire nulla di ufficiale perché non è ancora consentito. Forse ne preparerò anche un altro, però adesso non posso dire di più. E’ uscito a settembre un film al cinema in cui sono stato protagonista si intitola “Fuori c’è un mondo” che è stato nelle sale a settembre- ottobre. E’ stata anche quella un’opera  molto interessante,  perché trattava di un uomo  con depressione e forti problemi psicologici, insomma  anche quello è stato un personaggio molto pesante che si è rivelato una scoperta.

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