Intervista/ Chiara Amirante riceverà il Riconoscimento Giovanni Paolo II per la Comunità Nuovi Orizzonti

a cura di Grazia Pia Attolini

La serenità, la gioia di vivere, nonostante le sofferenze del mondo e della quotidianità, in un sorriso. E’ il ritratto della fondatrice e presidente della Comunità Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante che insieme a don Davide Banzato e Filippo Neviani (in arte Nek), riceverà il premio Giovanni paolo II – città di Bisceglie il prossimo maggio.

Nell’intervista ci racconta della nascita della comunità di accoglienza che nel contempo svolge una missione di nuova evangelizzazione, della sua esperienza di fede, di come si faccia a vedere la luce anche nel più profondo inferno e del rapporto con Giovanni Paolo II.

Come riesci a trasmettere attraverso il tuo sorriso quella gioia di vivere, cifra distintiva della comunità di Nuovi Orizzonti?

La risposta la troviamo in Colui che ha donato la sua vita perché la sua gioia potesse essere trasmessa a tutta l’umanità. È stato l’incontro con Cristo Risorto a farmi sperimentare questa pienezza di gioia: è una gioia che non è di questo mondo, che il mondo non ci può dare e non ci può togliere.

Come fare a custodirla?

E’ difficile: basta guardare il telegiornale per farsi rubare la gioia; siamo bombardati da tante notizie drammatiche che non possono lasciarci indifferenti. Però il segreto di questa gioia, lo dico sempre ai ragazzi della comunità, è nell’amore di Colui che l’amore ci ha insegnato. Come custodire questo amore? In comunione. La preghiera è fondamentale: ci fa attingere alla sorgente di acqua viva da cui scaturisce il cuore di Gesù.

Scendete in strada, popolate le spiagge: come opera Nuovi Orizzonti?

Il progetto della comunità nasce dal desiderio di condividere un amore che è più forte del dolore, che ho vissuto in un momento drammatico della mia vita, di malattia. Non avrei mai immaginato, sentendo il mio cuore trafitto dal popolo della notte, vedere quello stesso popolo della notte diventare “cavaliere della luce”, come siamo soliti chiamarci. Sono missionari sui generis che vengono da situazioni di disperazione, alcool, prostituzione ma che poi trovano la Vera Gioia.

Oggi sono più di 450mila le persone che si sono prese l’impegno di testimoniare in tutti i modi e le forme la rivoluzione del Vangelo, nell’aspetto specifico della gioia.  E ce le inventiamo di tutti i colori: andiamo in strada a raggiungere tanti ragazzi spesso in situazioni di inferno e che cercano la gioia, andiamo per le spiagge, nelle stazioni, nelle discoteche, nelle scuole; facciamo animazioni di strada, raccogliamo e raccontiamo testimonianze, organizziamo flash mob e così comunichiamo la grande scoperta: l’amore fa miracoli!

Cerchiamo di entrare nell’“inferno” del fratello che ci troviamo dinanzi – dalla droga alle difficoltà psicologiche, dai disturbi dell’alimentazione alla sesso-dipendenza, a tante altre forme di disagio – aiutandolo in un cammino di guarigione del cuore mediante un originale programma di ricostruzione integrale della persona basato sul Vangelo.

Come hai accolto la notizia del riconoscimento? C’è un ricordo particolare che ti lega a San Giovanni Paolo II?

Ho avuto la grazia di poterlo salutare di persona in più occasioni, momenti impressi nel cuore,  veri regali che Dio mi ha fatto. Non è semplicemente un santo, è un uomo che ha segnato la storia e con la sua luce ha illuminato tutta la nostra generazione e continua a farlo da lassù.

Una sua frase in particolare mi porto sempre nel cuore ed è legata alla XV Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”

Sono sempre molto restia a ricevere premi, ma questo lo accolgo con piacere perché simbolicamente il riconoscimento è per il ragazzi che ce la mettono tutta a vincere questa battaglia e uscire dall’inferno.

Grazia Pia Attolini  

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