L’uomo, il Papa, il Beato: Parla l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Boccardo è stato per anni uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II, sapendo che in occasione della beatificazione di quest’ultimo è stato chiamato in varie parti d’Italia e d’Europa a parlare del Papa polacco, si è pensato che potesse raccontare la sua “vita con Karol”. E così è stato.

L’Arcivescovo ha scelto di parlare di Giovanni Paolo II attraverso sei immagini, come si stesse sfogliano un album di foto ricordo: la preghiera, i viaggi, i giovani, il mondo del lavoro, il dialogo ecumenico, la sofferenza. Ha presentato la vita del Papa aprendo il cassetto dei moltissimi ricordi personali che ha di e con Giovanni Paolo II.

Il Papa in preghiera. «Fin dalle prime volte che ho avuto occasione di essere vicino a lui, sono stato colpito dalla sua capacità di entrare in dialogo con Dio. Anche quando si trovava in mezzo a un milione di persone, che cantavano, urlavano, applaudivano, il Papa si metteva in ginocchio e pregava come se fosse stato solo. Intorno a lui il mondo scompariva, lo si vedeva in dialogo con Dio. Credo che questa sia stata la sua caratteristica fondamentale, alla radice di tutte le altre. Molte volte, durante i viaggi, bisognava rispettare il programma e allora, dopo un po’, osavamo avvicinarci e dirgli sottovoce: “È ora di andare”. Più di una volta, egli guardandoci diceva: “un momento”. Doveva terminare la preghiera, che era la cosa più importante».

Pellegrino del mondo. «I viaggi del Papa sono stati una sorpresa per la Chiesa e per il mondo. Giovanni Paolo II non si è fermato di fronte a viaggi difficili. Quando una certa prudenza umana e anche ecclesiale avrebbe suggerito di rimanere a Roma, a causa della possibile strumentalizzazione – pensiamo al viaggio in Cile, con il presidente Pinochet, oppure a Cuba, con Fidel Castro – il Papa non si è fermato, perché affermava: “È mio dovere andare dove la gente mi aspetta”».

Con i giovani. «Giovanni Paolo II ha inventato le Giornate Mondiali della Gioventù partendo da una convinzione molto chiara: scrive nel suo libro Varcare la soglia della speranza che fin da giovane sacerdote ha compreso l’importanza della giovinezza nella vita della persona umana. Spiega che la giovinezza non è semplicemente un tempo di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, ma è un tempo di grazia dato ad ogni persona, il tempo delle “fondamenta”. Il successo o il fallimento di una vita dipendono da qualche sì e qualche no che si è capaci di dire quando si è giovani. Allora la Chiesa non può essere assente da questo processo fondamentale, perché essa ha qualcosa da offrire ai giovani: il vangelo di Gesù! Certo, la passione di Giovanni Paolo II per i giovani rimane una delle eredità più ricche e più feconde per la Chiesa. Le Giornate Mondiali della Gioventù non hanno risolto tutti i problemi, non hanno evangelizzato tutto il mondo giovanile, ma sono state un contributo, una novità introdotta per sottolineare quanto siano importanti i giovani per la Chiesa».

Il Papa operaio. «Nella sua giovinezza, Karol Wojtyla aveva lavorato nelle cave di pietrisco vicino a Cracovia: portava le pietre dalla cava ai camion con un giogo di legno sulle spalle. Anche da seminarista (clandestino, poiché gli eserciti che avevano occupato la Polonia avevano chiuso i seminari e deportato i sacerdoti) aveva lavorato nelle officine Solway, alle porte di Cracovia. Avendo condiviso la vita degli operai, è sempre stato sensibile alla loro condizione, tanto da farsi il paladino dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, richiamando senza sosta la dignità dell’uomo e del lavoro, ricordando come ogni progetto politico ed economico deve avere al centro la persona umana».

Dialogo ecumenico e pace. «Assisi, 27 ottobre 1986. Nella città di san Francesco, il Papa convoca i rappresentanti delle diverse religioni del mondo, invitandoli a pregare per la pace. Una iniziativa mai vista fino ad allora. Sappiamo bene che spesso la sua è stata la voce che grida nel deserto. I Capi di Stato non lo hanno ascoltato; anche se tutti hanno proclamato di essere d’accordo con lui, hanno continuato a portare avanti i loro progetti. Rimane tuttavia, come eredità di Giovanni Paolo II, questa grande voce contro ogni forma di guerra e in favore della pace».

Il Papa malato. «Il Papa che abbiamo conosciuto come l’atleta di Dio, l’uomo forte, energico, indipendente, è stato ridotto dalla malattia alla dipendenza e alla fragilità. Credo che sia stato per lui un esercizio di povertà e di umiltà. Quanto gli deve essere costato apparire in pubblico ormai limitato nella sua autonomia! All’uomo che ha fatto della parola e del gesto una delle caratteristiche peculiari del suo pontificato, il Signore ha tolto la facoltà di parlare e di muoversi. Ma il Papa anziano, malandato, sofferente, non torna indietro. Non si è tirato indietro; diceva: “La vita vale la pena di essere vissuta fino alla fine”».

L’Arcivescovo Renato Boccardo ha concluso il suo intervento con queste parole: «Giovanni Paolo II per molti è stato il Papa della giovinezza, per altri il Papa della maturità, per tutti è diventato con gli anni il Papa tout court. E così lo ricordiamo, con affetto e nostalgia…». A questo punto si è levato un lunghissimo applauso dei presenti. È seguito un dialogo tra mons. Boccardo e le persone intervenute, rimaste comunque entusiaste per aver sentito, alcuni per la prima volta, il “loro” Vescovo parlare con tanta familiarità e commozione di Giovanni Paolo II. Meglio, del Beato Giovanni Paolo II.

Fonte sito della Arcidiocesi Spoleto-Norcia 20 giugno 2011

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