Mariella Nava Testimone Ambasciatrice per un mondo di Pace

Insignita nel 2015 del Riconoscimento, in una delle edizioni piu cariche di emozioni, la cantautrice torna nella edizione 2019 per ricevere il sigillo Testimone Ambasciatrice per un mondo di Pace. Ecco come si racconta ancora più emozionata, in attesa della serata del 18 maggio .

Come hai accolto la notizia del Sigillo Testimone Ambasciatore di Pace?

È stato per me un regalo speciale. Ho bellissimi ricordi di questo evento.

Quali ricordi serbi della premiazione del Riconoscimento Giovanni Paolo II?

Ricordo  l’atmosfera così intima, raccolta, ma anche festosa di tutti i partecipanti e del pubblico, la bella giornata intensa trascorsa insieme a tutti gli amici e colleghi artisti, ma anche insieme agli organizzatori che ci accolsero con grande calore e affetto. Ricordo tutti i ragazzi premiati delle scuole, il loro entusiasmo … Ricordo che all’edizione a cui presi  parte c’era anche il compianto Fabrizio Frizzi. Aspettammo fino a tardi il suo arrivo da Roma dopo l’ ennesima puntata da registrare del programma “ L’ eredità”,  gli facemmo compagnia  durante quel viaggio  con chiamate telefoniche per sapere dove fosse arrivato e con grandi risate da buoni amici… Quanti bei momenti davvero, anche di riflessione e di pensiero…!

Quali ricordi serbi del santo polacco?

Ricordo il suo carisma, il suo sguardo illuminato che riusciva ad arrivare in fondo alla tua anima, come se avesse la capacità di sentire le parole non dette.

Come vedi l’azione di Papa Wojtyla e Papa Francesco nell’impegno per la Pace.

Molto vicini, molto coraggiosi. Tutti e due attraversano la difficoltà di una Fede in  tempi complicati. Il primo a cavallo di un’ epoca di trasformazione politica globale, il crollo del muro, un Est che si sveglia e preme con guerre e violenza e con la problematica di essere il primo Papa straniero dell’era moderna. La Fede già negli anni di Wojtyla, appare ai più distratti qualcosa di distante e in frizione con quanto accade nel mondo. Ma lui viaggia e arriva nei luoghi dove un Papa non si era mai spinto precedentemente, lancia moniti contro il malaffare, il malcostume, la paura, la debolezza e si inchina al muro del pianto, insomma rende la Fede vera e tangibile e, con la sua visibile sofferenza e la sua forza nel portare avanti il pontificato fino all’ ultimo suo respiro, conquista anche i più scettici, davvero tutti… Anche Papa Francesco ha a che fare con il terrorismo, con tutti gli attacchi alla Chiesa e con una crisi che parte dall’ economia ma arriva ad estendersi ad ogni reparto della nostra esistenza… ma lui ci parla con i social, con tutta la sua spontaneità sovrastando la bruttura dilagante e l’indurimento del tempo che attraversiamo. La sua dolcezza contrasta e vince la stessa chiusura degli animi, ci lascia senza fiato, ci commuove, ci coinvolge. Parla ai nostri cuori in modo semplice, comprensibile, moderno, come fosse un amico di sempre e di tutti.

Cosa ti colpisce di questa loro azione?

Che proprio i giovani ne siano conquistati e, come si sa, è cosa tutt’altro che facile. Riesce ad entrare nel loro linguaggio, nella loro comprensione come nessun altro riesce.

Nella tua carriera hai tanto lavorato perchè la musica fosse portatrice di messaggi di pace, puoi raccontarci qualche ricordo, esperienza, brano speciale in tale ambito?

Sono tantissimi … a me la musica serve per raccontare le urgenze della gente, il disagio, ma anche l’amore nella sua accezione più piena. Così posso parlare di “Questi figli” che racchiude l’ ansia dei genitori sui figli che crescono e la loro voglia di comunicare con loro, “Spalle al muro” che cantó Renato Zero sul problema della solitudine degli anziani, “Piano Inclinato” un monologo sulla voglia di farcela a guarire, “Bellissimo” sull’abbraccio di una mamma al suo bambino su un gommone del viaggio della speranza, “In nome di ogni donna” sul problema della violenza sulle donne, “Stasera torno prima” sugli incidenti sul lavoro, “Cielo rosso” dedicato alla mia città Taranto, e potrei citarne ancora tante altre ma mi fermo qui….

San Giovanni Paolo II diceva che l’arte è esperienza di universalità. Cosa vuol dire per te cantare e comporre?

Vuol dire riuscire a comunicare cose importanti da dire, dare amplificazione alla voce di chi non sa o non può gridare. Quando ero piccolina ero timidissima e quasi mi spaventavo, perché sentivo dentro di me una sensibilità altissima a cui non riuscivo a dare un ordine o una spiegazione. Sentivo una grande emotività, un senso di disagio  per quanto partecipavo fortemente a tutto quello che mi era intorno. Come per incanto poi la musica è venuta in mio aiuto, mi ha dato una chiave per trasformare quello che captavo  e per tradurlo  in qualcosa di bello da offrire agli altri.

I tuoi progetti per il futuro e il messaggio che vuoi lanciare ai giovani che stanno partecipando al concorso Educare alla pace per giungere alla pace.

Sto preparando un nuovo disco e un nuovo tour. Partirò presto con nuove date per tutta l’ estate che arriva.

Ai giovani voglio dire che il mondo è meraviglioso ed appartiene a loro adesso. Hanno la responsabilità di preservarlo e salvarlo per poi consegnarlo bello ed unico com’è ai loro prossimi figli… e che non c’ è altro modo migliore di difenderlo che la Pace. 

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