Mons. Frisina in attesa del Riconoscimento: « La musica è il più potente mezzo di evangelizzazione»

A cura di Grazia Pia Attolini 

Le sue opere musicali, in particolare l’inno “Jesus Christ You’re my life”, sono state in qualche modo la colonna sonora dello straordinario Pontificato di Giovanni Paolo II. Per questo, mons. Marco Frisina – da 30 anni direttore del Coro della diocesi di Roma, da lui fondato – vive con particolare emozione l’imminente conferimento del Riconoscimento Giovanni Paolo II città di Bisceglie.
In attesa del 16 maggio si racconta.

Come ha accolto la notizia del Riconoscimento Giovanni Paolo II?
La notizia mi ha riempito il cuore: è stata una gioia anche perché il legame con Giovanni Poalo II è stato molto forte nel mio ministero. Ricevere un riconoscimento di questo genere mi fa ritornare alla memoria i tanti momenti vissuti a Roma con Papa Wojtyla.

Quali i ricordi più vivi dentro di lei del Santo Padre?
Ero giovane seminarista quando divenne Papa, da sacerdote era il mio vescovo, il vescovo di Roma . Per lui ho scritto tantissima musica, ho scritto gli oratori quando non ero neanche sacerdote, poi dopo la mia ordinazione sono stati tante le occasioni in cui ho attraverso la musica incontrato Giovanni Paolo II, basti pensare al giubileo del 2000. La GMG è stato uno dei momenti più belli, il compimento del percorso tracciato per e con i giovani. Esperienza straordinaria: veglia, messa, accoglienza. Ho scritto tantissimi brani per queste occasioni: “Jesus My life”, solo per citarne uno. Poi non posso non rievocare alla mente l’esperienza fatta con i 2 milioni e mezzo di giovani a TorVergata con il Papa che riusciva ad animarli e far cantare una folla del genere: è un’esperienza che segna e rimane nel cuore.

Sant’Agostino diceva che chi canta prega due volte. Lei ha tradotto nel modo più emblematico questo assunto. Com’è nato il suo amore per la musica e come fa della musica un mezzo di evangelizzazione?
Prima nasco musicista e poi è venuta la vocazione. Sono entrato in seminario all’età di 24 anni e già ero studente presso il conservatorio; all’epoca stavo per diplomarmi in composizione in Santa Celilia a Roma. Ho sempre considerato la musica come un grande mezzo per la spiritualità degli uomini; quando poi da seminarista e da sacerdote l’ho applicata sia alla liturgia e poi all’evangelizzazione mi sono accorto che è davvero un’arma straordinaria, uno strumento di comunicazione universale che non ha bisogno di mediazioni , va direttamente al cuore di tutti; ho quindi capito che soprattutto oggi può diventare uno strumento di evangelizzazione potente e in questo senso vedo la musica come un linguaggio universale che quindi può essere utilizzato in tutte le occasioni: dai canti liturgici agli oratori, dai film all’opera ecc. Ho potuto sperimentare che attraverso la musica si può veicolare il Vangelo.

“Soprattutto oggi” : perchè?
È un periodo in cui l’evangelizzazione deve essere potenziata: il Papa ci esorta ad uscire, a essere missionari nei luoghi della sofferenza e della prova, essere veramente dentro il mondo per annunciare Cristo. Credo che la musica possa in questo aiutare molto perché entra direttamente nel cuore della gente. Può aiutare a scoprire la propria anima e a pregare.

È legato a un testo o un brano particolare tra quelli che ha composto?

Uno in particolare no, direi semmai che ho tanti brani che segnano momenti particolari a cui sono cioè particolarmente legato: certamente quelli del Giubileo. “Aprite le porte a Cristo” è tra questi, composto in occasione della beatificazione e utilizzato anche per la canonizzazione e sintetizza il magistero di Giovanni Paolo II. Per noi che eravamo lì ad animare la liturgia è stato molto commovente.

Animerà a maggio nella nostra Cattedrale la celebrazione eucaristica con i giovani musicisti del territorio che stanno sgomitando per avere l’onore di essere da Lei diretti.
Non è la prima volta che mi capita. Questi ragazzi molto probabilmente sono più giovani dei canti che cantano e questo mi fa tanta tenerezza e mi riempie di gioia sapere che desiderano fortemente esserci, ma non per me, bensì per Lui.

Nel 1997 è stato nominato accademico virtuoso della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi al Pantheon?
E ‘ la più antica delle accademie pontificie, è un’accademia del Cinquecento fatta di artisti musicisti pittori scultori poeti. E’ una cosa un po’ strana per un giovane di oggi: le accademie hanno un sapore di cosa antica e di fatto lo è, ma è interessante perché è un’occasione in cui la chiesa incontra tutti coloro che operano nelle arti e vogliono avvicinarvisi in modo spirituale e credo che per i giovani sarebbe bello poterle riscoprire e magari rianimarle, dare a queste accademie vita nuova. Per adesso ancora non è facile perché sono ancorate a una certa tradizione, ma non è detto che non si riesca a rinnovarle.

Un messaggio ai giovani…
Posso dire ai giovani ciò che stava a cuore a Giovanni Paolo II: essere sentinelle del mattino, essere quelli che guardano nell’orizzonte e vogliono cambiare la storia. È questo l’augurio che faccio ai giovani che possano con la loro energia e sul sentiero del Vangelo possano dare speranza e quella gioia di vivere di cui il mondo ha disperatamente bisogno. Mi piacerebbe che anche attraverso la musica possano essere messaggeri di speranza per il mondo di oggi.

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