Intervista a Marco Cassini: “Apprezziamo le cose belle della vita”

di Grazia Pia Attolini 

Attore e regista, conosciuto al grande pubblico per la partecipazione come protagonista nelle fiction tv “Fuoriclasse”, “Don Matteo”, “L’ultimo Papa Re”; abruzzese di nascita, autore del film sbarcato alla festa del Cinema di Roma, “La notte non fa più paura”, che racconta il terremoto dell’Emilia del 2012 intrecciando la storia che ha scosso l’Italia con quella di alcuni giovani che decidono di non arrendersi. Umile, pieno di energia positiva e amante del mondo e del prossimo. Si tratta di Marco Cassini che sarà insignito a Bisceglie del Riconoscimento Giovanni Paolo II a maggio 2017 e il prossimo 7 dicembre porterà agli studenti dell’Istituto Comprensivo “Carella-Losito-Marconi” di Canosa di Puglia la sua testimonianza come uomo e come artista, nell’ambito della mattinata di solidarietà e prevenzione “A scuola con il cuore”, promossa per il terremoto Centro Italia e in particolare la città di Cascia, con il sostegno di Senato della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Puglia.
In attesa di accoglierlo in Puglia, Marco Cassini si racconta.

Come hai accolto la notizia del Riconoscimento?

Ne sono onorato. Mi sono documentato sulle personalità che hanno ricevuto il Riconoscimento Giovanni Paolo II nelle scorse edizioni (da illustri rappresentati del mondo ecclesiastico a grandi nomi del mondo laico, dello spettacolo e della cultura) e ho provato una grande emozione nel realizzare che anche io sarò annoverato tra i premiati.
Il Riconoscimento è l’espressione di una cultura positiva e per questo paludo all’impegno dell’associazione promotrice e della comunità biscegliese che si prodiga così tanto nel tramettere i valori che tramite Papa Wojtyla continuano a alimentare la parte migliore del nostro Paese.
Guardare il prossimo senza egoismo ed egocentrismo, anti-valori che purtroppo al giorno d’oggi camminano imperanti tra i giovani, è la sfida dell’oggi e il Riconoscimento Giovanni Paolo II, anche grazie al coinvolgimento delle giovani generazioni, si immette perfettamente in questa sfida, riuscendoci.

Quale il tuo rapporto con la fede?

La mia fede è guardare il bene delle cose, sforzandomi di farlo anche quando dinnanzi a me ho solo il “buio”. Ricordo il giorno della mia Prima Comunione come uno dei più belli della mia vita. Fede è arricchimento e ringrazio i miei genitori perché il cammino di fede in età scolare e adolescenziale è stata formativa.
Quando penso alla Chiesa, inoltre, penso sempre all’ambiente in cui ho mosso i miei primi passi da regista. Ho iniziato a dirigere nella chiesa del mio quartiere: don Giovanni mi affidò una messa in scena per il santo Natale. Fu un grande successo.

Il tema concorso studentesco abbinato al Riconoscimento di quest’anno è: “Giovani prendete in mano la vostra vita: dire no alla violenza, alla droga, all’alcol”. Avrai modo di parlare ai giovani a maggio a Bisceglie e prima ancora di incontrare gli studenti di Canosa di Puglia il 7 dicembre per l’iniziativa pro terremotati “A scuola con il cuore”. Qual è il tuo sì alla vita?

Il problema della tossicodipendenza è una minaccia. Alcuni ragazzi non hanno avuto il coraggio di dire sì alla vita. Ho degli amici che hanno perso la vita purtroppo perché si sono fatti trascinare dalla falsa illusione di felicità che danno le dipendenze e la violenza. Io invece mi sforzo ogni giorno di dire sì alla vita: il mio sì è guardarsi allo specchio e apprezzare le cose belle della vita. Ed è quello che cerco di trasmettere anche ai miei allievi di teatro. Vi racconto un aneddoto. Un bambino del mio corso di teatro fumava, me lo ha confessato il suo papà. Ho deciso di parlarci e gli ho detto: “Lo stare insieme agli altri, quello conta davvero. Il teatro, lo sport, il cinema sono fonti di aggregazione, socializzazione, ma quello che conta per davvero è il bene e chi ti vuole bene. Tutto il resto non conta ed è illusorio”. Il bambino si è ricreduto e con un sorriso ha detto sì alla vita.

Con “La notte non fa più paura” hai raccontato il terremoto dell’Emilia del 2012 per avvicinare il pubblico al cuore delle persone che hanno sofferto e patito il sisma. Cosa senti di dire ai giovani e alle popolazioni colpite dal sisma Centro Italia, tu che riesci a raccontare per immagini e con grande partecipazioni le forti emozioni immedesimandoti nel prossimo?

La mia città non è più agibile. Ho vissuto sulla mia pelle sia il terremoto de L’Aquila nel 2009 sia quello del 24 agosto. Ho cercato con il cinema di esorcizzare la paura. Poi è stato il film a costruire il nuovo Marco. Questi eventi ci devono far riflettere su come fronteggiare la paura: leghiamoci alle persone che si hanno intorno, il terremoto è un mostro enorme e noi siamo piccoli piccoli davanti a questi eventi. La cosa importante è darsi una mano. Sempre.

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